Qualche giorno fa
mi è capitato di affrontare con un genitore lo scottante argomento del rifiuto
da parte del bambino di andare all’asilo, con conseguenti scene di pianto
inconsolabile e chi più ne ha più ne metta. In fondo si tratta di andare in un
posto dove si diverte e sappiamo che
sotto sotto gli piace, dunque la domanda
sorge spontanea:
“ ma perché fa così???!!”
Generalizzando
potremmo parlare delle reazioni di panico che il nostro piccoletto ci propone
ogniqualvolta si tratti di lasciare mamma e papà. Si tratta di una tappa fisiologica
dello sviluppo (non necessariamente sono sempre capricci!!), qualche bimbo ci passa molto rapidamente intorno ai 3 anni,
mentre per qualcun altro è uno scoglio un po’ più difficile da superare e che
rischia di ripresentarsi più spesso.
In questo caso non
dobbiamo preoccuparci, nè tantomeno arrabbiarci: è meglio cercare di capirne le
cause e provare a gestire la cosa nel modo migliore.
Intorno ai 3 anni
il bambino sta sperimentando la sua autonomia, si sta formando la sua
individualità e ciò gli crea ovviamente anche qualche piccolo scompenso: la sua
voglia di esplorare il mondo deve fare i conti con il necessario separarsi dal
genitore. Nasce quindi la paura di perderlo, il terrore che saprisca e non
torni più. Un incubo no? Comunque, piano piano, con l’esperienza capirà che
mamma o papà torneranno sempre a prenderlo e che non si disintegrano appena
girato l’angolo.
Capita però che
qualcuno abbia anche delle piccole regressioni, ad esempio (grande classico!) al
rientro dalle vacanze...
Per aiutarlo in
questo cammino possiamo avere qualche piccolo accorgimento. Cercare di prepararlo
con anticipo al cambiamento spiegandogli nei giorni precedenti cosa succederà, facendogli
vedere magari delle foto, preparando un cartellone con la sua giornata tipo e
guardandolo insieme a lui come fosse una storia e magari trasformandolo in un
momento piacevole di bricolage incollando i suoi disegni, foto di giornali
ecc... in modo che capisca che si tratta delle sue routine quotidiane che a
breve riprenderanno.
Se il bambino va
comunque in crisi, è importante regolare il tono di voce, fare in modo di avere
la sua attenzione (abbassiamoci, guardiamolo negli occhi, teniamolo per le
spalle o per i fianchi con una presa sicura) e ripetiamo con frasi brevi e
semplici quello che andrà ad affrontare. Dimostrarsi sicuri e tranquilli, anche
se può non sembrare, fa arrivare comunque il messaggio che non c’è niente da
temere!
Dopodiché vale
sempre la stessa regola, armarsi di pazienza e tutto andrà bene se ci crediamo
un po’!