domenica 27 gennaio 2013

Il bambino iperattivo

Un libro che ho trovato molto interessante e ricco di spunti, per quanto ispirato da un modello di intervento e soprattutto di risorse (!!) diverso da quello italiano.
Sempre irrequieti, distratti, incapaci di mantenere l’attenzione, insofferenti a regole e controlli: sono i bambini che soffrono del disturbo da deficit di attenzione e iperattività, uno dei problemi più comuni dell’età evolutiva. Cosa possono fare per loro genitori e terapeuti? Il “metodo Greenspan”, apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo, va oltre le insidie implicite nel soffocare i sintomi attraverso l’uso di farmaci e, evidenziando il ruolo delle emozioni nello sviluppo del sistema nervoso, mostra come questi bambini possano imparare a prestare attenzione e a controllare l’aggressività.
Stanley I. Greenspan insegna Pediatria alla George Washington Medical School. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Trattare l’autismo(con S. Wieder, 2007).

Non voglio andare all'asilo!!!

Qualche giorno fa mi è capitato di affrontare con un genitore lo scottante argomento del rifiuto da parte del bambino di andare all’asilo, con conseguenti scene di pianto inconsolabile e chi più ne ha più ne metta. In fondo si tratta di andare in un posto dove si diverte  e sappiamo che sotto sotto gli piace, dunque  la domanda sorge spontanea:
ma perché fa così???!!”

Generalizzando potremmo parlare delle reazioni di panico che il nostro piccoletto ci propone ogniqualvolta si tratti di lasciare mamma e papà. Si tratta di una tappa fisiologica dello sviluppo (non necessariamente sono sempre capricci!!), qualche bimbo ci passa molto rapidamente intorno ai 3 anni, mentre per qualcun altro è uno scoglio un po’ più difficile da superare e che rischia di ripresentarsi più spesso.
In questo caso non dobbiamo preoccuparci, nè tantomeno arrabbiarci: è meglio cercare di capirne le cause e provare a gestire la cosa nel modo migliore.  

Intorno ai 3 anni il bambino sta sperimentando la sua autonomia, si sta formando la sua individualità e ciò gli crea ovviamente anche qualche piccolo scompenso: la sua voglia di esplorare il mondo deve fare i conti con il necessario separarsi dal genitore. Nasce quindi la paura di perderlo, il terrore che saprisca e non torni più. Un incubo no? Comunque, piano piano, con l’esperienza capirà che mamma o papà torneranno sempre a prenderlo e che non si disintegrano appena girato l’angolo.

Capita però che qualcuno abbia anche delle piccole regressioni, ad esempio (grande classico!) al rientro dalle vacanze...
Per aiutarlo in questo cammino possiamo avere qualche piccolo accorgimento. Cercare di prepararlo con anticipo al cambiamento spiegandogli nei giorni precedenti cosa succederà, facendogli vedere magari delle foto, preparando un cartellone con la sua giornata tipo e guardandolo insieme a lui come fosse una storia e magari trasformandolo in un momento piacevole di bricolage incollando i suoi disegni, foto di giornali ecc... in modo che capisca che si tratta delle sue routine quotidiane che a breve riprenderanno.

Se il bambino va comunque in crisi, è importante regolare il tono di voce, fare in modo di avere la sua attenzione (abbassiamoci, guardiamolo negli occhi, teniamolo per le spalle o per i fianchi con una presa sicura) e ripetiamo con frasi brevi e semplici quello che andrà ad affrontare. Dimostrarsi sicuri e tranquilli, anche se può non sembrare, fa arrivare comunque il messaggio che non c’è niente da temere!
Dopodiché vale sempre la stessa regola, armarsi di pazienza e tutto andrà bene se ci crediamo un po’!